E’ esperienza piuttosto comune fra le persone che soffrono di disturbi d’ansia che i sintomi, fisici e psichici, si riacutizzino quando arriva la bella stagione.
Perché l’ansia peggiora in primavera?
In primavera iniziano a modificarsi due parametri fondamentali, luminosità e temperatura, che incidono direttamente sulla biochimica cerebrale e sull’attivazione psicofisiologica di tutte le persone con effetti altamente soggettivi.
Chi soffre d’ansia può risentire di questa aumentata attivazione reagendo molto intensamente e sfavorevolmente e subendo un complessivo peggioramento della sintomatologia, a volte anche in corso di terapia farmacologica.
Oltre a queste cause di natura fisica/organica c’è anche un altro motivo, di ordine psicologico e più complessivo, che fa peggiorare l’ansia nei cambi di stagione: l’ansioso tende a cercare costantemente un equilibrio che gli consenta di restare il più possibile indisturbato e tranquillo, equilibrio che di solito raggiunge evitando il più possibile le novità, i cambiamenti, gli stimoli che richiedano un riadattamento.
In primavera il clima diviene instabile, un giorno c’è il sole e fa caldo e il giorno seguente piove e fa freddo, e questo mette a dura prova l’equilibrio dell’ansioso che deve riadattarsi continuamente a condizioni che mutano e che si trova a fronteggiare stimoli fisici fastidiosi che possono innescare in lui reazioni ansiose soprattutto se tende ad essere molto concentrato sul proprio corpo e alle sensazioni che prova.
Cosa succede nel nostro corpo?
Dal punto di vista fisiologico l’aumento delle ore di luce e della sua intensità porta ad unamaggiore produzione di cortisolo (il cosiddetto “ormone dello stress”) che l’organismo secerne per far fronte all’aumentato fabbisogno di energia che segue la fine dell’inverno e l’allungamento del periodo di luce giornaliero. Questa variazione può provocare conseguenze negative in tutte le persone, causando nervosismo, insonnia, inappetenza e sbalzi d’umore, ma provoca conseguenze peggiori in chi già soffre di un disturbo ansioso (e/o depressivo).
Oltre al cortisolo aumenta anche la produzione di melatonina e la quantità di serotonina in circolo, proporzionalmente all’esposizione alla luce solare, determinando variazioni biochimiche anche brusche che possono portare all’aumento dell’attivazione fisiologica che provoca maggiore disagio nei soggetti che soffrono di ansia.
Chi è più colpito?
Le persone la cui attivazione di base è già significativa ragiscono peggio delle altre alle alterazioni biochimiche indotte dal cambio di stagione, indipendentemente dal fatto che soffrano di un disturbo d’ansia.
Dal punto di vista psicologico ciò che incide è l’interpretazione dell’insieme di fattori fisici che si modificano e dei loro effetti diretti sul corpo: l’aumento della luminosità, le variazioni dell’umidità, il caldo e il freddo che si alternano possono spaventare in particolare chi soffre di attacchi di panico e chi presenta sintomi ansiosi di natura respiratoria (fame d’aria, sensazione di respirare male e di non riuscire a riempire e/o a svuotare del tutto i polmoni) o pseudo-neurologici (vertigini, sensazione di testa gonfia/leggera, paura di svenire per abbassamento della pressione).
Come affrontare i cambi di stagione?
I cambiamenti climatici che si verificano con l’inizio della primavera e dell’autunno incidono direttamente sia sulla psicofisiologia sia sulla psiche delle persone e le reazioni che ne derivano sono sia altamente individuali, sia correlate alla presenza di disturbi ansiosi e dell’umore.
In linea generale chi si trova a disagio in questi momenti di passaggio può intervenire per quanto riguarda gli effetti di luce e temperatura:
– regolando la propria esposizione alla luce rendendola progressiva e utilizzando occhiali da sole nelle ore in cui l’illuminazione è per lui eccessivamente fastidiosa;
– indossando abiti che gli consentano di non accaldarsi eccessivamente e di prevenire l’innesco di quelle sensazioni fisiche che possono portarlo all’attacco di panico, ai giramenti di testa, all’impressione di svenire o di respirare male, che spesso sono direttamente legate all’aumento della temperatura percepita.
E’ importante che chi soffre di un disturbo d’ansia non sottovaluti il fatto che una parte del suo malessere dipende anche da ciò che succede nel suo corpo, oltre che nella sua mente, e che quindi non c’è motivo di spaventarsi o di pensare ad un peggioramento stabile dell’ansia.
Questo vale soprattutto per le persone in terapia con psicofarmaci, che possono cercare di non preoccuparsi eccessivamente affrettandosi a rivolgersi al proprio curante per un aggiustamento della posologia.
Chi non è ancora in terapia (psicologica e/o psicofarmacologica) può cogliere l’occasione per affrontare finalmente il problema e per chiedere aiuto ad uno psicologo senza rimandare ulteriormente.
Articolo scritto da Dott.ssa Flavia Massaro in Medicitalia