I DONI DELLA MINDFULNESS: INTERVISTA A ENNIO PREZIOSI, AUTORE DI “CORSO DI MEDITAZIONE”

foto ennioHo scoperto il grande valore delle tecniche di meditazione di mindfulness (consapevolezza) nella formazione personale e nel bagaglio terapeutico di un operatore della salute. Poi recentemente ho scoperto che l’ultimo workbook italiano di mindfulness più completo, sintetico e godibile lo ha scritto Ennio Preziosi, un amico e collega con cui ho condiviso alcuni anni di studi e progetti. Il suo è un libro utile sia agli addetti ai lavori che abbiano bisogno di un ampio kit di strumenti da proporre ai pazienti, sia ai neofiti che vogliano avventurarsi autonomamente nella meditazione per stare meglio. Il libro è uscito a settembre 2014 e si intitola: “Corso di Meditazione di Mindfulness. Conosco, conduco, calmo il mio pensare” (ed. Franco Angeli, 171 pagine, con otto brani audio per la pratica, disponibile anche in e-book Kindle).

Per l’amicizia che mi lega all’autore, voglio concedermi di fargli delle domande molto personali riguardo a ciò che lo ha avvicinato così tanto alla mindfulness e riguardo ai doni che ha riscontrato nella sua vita.

Al contrario di ciò che in genere circola su internet, questa intervista richiede tempo e riflessione e offre anche una sperimentazione immediata.


Ennio, com’è nata la passione per la meditazione nella tua vita?

Grazie Maria Rosaria innanzitutto per l’opportunità che mi dai di parlare del mio libro sul tuo sito! Come molte scoperte belle, questa passione è nata dalla necessità di riuscire ad attraversare un periodo di profonda sofferenza: una relazione d’amore che affondava e contemporaneamente la scoperta improvvisa della malattia che di lì a pochi mesi avrebbe portato via mio padre. Era un periodo di solitudine e lontananza dai miei affetti. In questi momenti si fanno tanti errori pur di anestetizzare il dolore e lottare contro la tristezza. La mindfulness mi ha fatto scoprire che le “soluzioni” che stavo iniziando ad adoperare per distogliere tutto me stesso dalla crisi avrebbero solo aggiunto altra sofferenza alla sofferenza. Oggi ringrazio quelle sofferenze che mi hanno dato l’opportunità di scoprire questa grande risorsa personale e professionale: il dolore ben utilizzato è ricco di doni.

Facci fare subito un esperimento di mindfulness e indica ai lettori del mio sito un esercizio semplice per gestire i momenti difficili.

A volte basta “tornare a casa”, cioè nel proprio corpo, sentirlo tutto, così com’è adesso, dalla testa ai piedi e poi dai piedi alla testa. Poi, fermarsi un momento a sentire la propria pelle, la sensazione dell’aria o degli indumenti sul corpo, sensazioni delicate e forti, senza catalogarle, senza etichettarle. Ogni sentimento difficile che dovesse abitare nel nostro corpo non potrà mai essere più grande di questa superficie che lo contiene. Poi diamo attenzione agli odori, la sensazione dell’aria che entra fresca ed esce calda col respiro, afferrando nel respiro il contapassi del presente, senza bisogno che debba piacerci per forza, accogliendo tutto e standoci dentro. Poi soffermiamoci adesso sui suoni, cogliendone almeno tre o più presenti nell’ambiente, finanche a sentire il suono dell’aria che entra ed esce dalle narici o dalla bocca. Ed infine, i colori e le forme che ci circondano, visti solo come colori e forme, spazio e materia. E di nuovo ancora, corpo, pelle, respiro, olfatto, suoni, forme e colori… in tutto questo, per qualche minuto i pensieri che borbottano in sottofondo tornano ad essere ciò che in realtà sono: supposizioni, ipotesi, non verità e fatti concreti; diventano come un’anarchica TV accesa nell’angolo di una stanza e che non siamo obbligati a vedere e ad ascoltare e a cui non siamo tenuti ad obbedire immediatamenteI sentimenti dolorosi tornano ad essere qualcosa che possiamo ospitare senza per forza evitarli o combatterli. Solo così la mente ripulita inizierà a suggerirci cosa pensare e cosa fare, ciò che è essenziale, ciò che conta e che realizza i valori in cui crediamo: bentornati nella ricca semplicità presente, senza se e senza ma. Ora, rileggete le istruzioni e provate!

Fatto! Tutto diventa relativo e più accettabile, ma come fa la mindfulness a donare pace interiore, autoconoscenza e capacità di gestione emotiva?

Attraverso l’allenamento dell’attenzione: ciò su cui poggiamo l’attenzione determina i nostri stati d’animo e imparare a poggiarla sul presente e su ciò che c’è, ci aiuta a non farci trascinare dal passato, dal futuro e da ciò che non c’è. Poi, attraverso l’apprendimento della capacità di non giudizio: una delle fonti di sofferenza maggiori è quella di decidere che alcune emozioni o eventi della vita debbano essere considerati “negativi” e dannosi, da evitare con ogni mezzo ed altri “positivi”, da ricercare con ogni mezzo. Questa “lotta” per la felicità è una guerra che facciamo a noi stessi, alla nostra natura umana e alla vita, a cui bastano già le guerre quotidiane. Lottando, blocchiamo il flusso della guarigione. Gli otto esercizi settimanali, attraverso differenti “canali” dell’attenzione (il canale corporeo, quello del respiro, quello del presente, quello misto del respiro, del corpo, dei suoni e dei pensieri, quello del movimento e quello del gusto) ci insegnano a convogliare l’attenzione sul presente e ad accogliere l’esperienza di ciò che accade senza lottarci contro, ma permettendo alle risorse naturali di mente e corpo di agire. Il silenzio mentale che deriva dalle pratiche meditative può aprire anche una porta sulla ricerca spirituale.

Ricerca esistenziale e ricerca spirituale insieme: come si concilia questo secondo tipo di ricerca interiore con la laicità della psicoterapia?

Più che una “conciliazione”, fra psicologia e ricerca di Dio ci vedo un completamento. A volte vediamo il problema in maniera unilaterale: o scienza o fede, come se ci si dovesse schierare da una parte e come se l’una rendesse inutile l’altra. Nella mia professione io non ho mai dimenticato che Psyché in greco significa anima e ho sempre osservato, in me stesso e nei miei pazienti, la fame di qualcosa di alto, che dia un senso all’essere al mondo e alle sofferenze inspiegabili della vita e ai numerosi enigmi della coscienza. Tuttavia, la ricerca spirituale è solo un eventuale “effetto collaterale” della mindfulness, che serve principalmente a scopi di prevenzione, benessere e salute mentale.

Quindi curare la mente aiuta a cercare Dio e viceversa, ma in particolare, a cosa fa bene un cammino spirituale?

“Dio”, “religione”, “cammino spirituale” sono termini scomodi che spesso (purtroppo) trascinano con sé polemiche, giudizi, pregiudizi, paure. Ma se volessimo anche solo (e riduttivamente) concepire la ricerca dell’infinito come l’anelito insopprimibile che ci fa sentire tutti uniti, che ci riconcilia con ciò che è vero, semplice, bello e buono, già scopriremmo che ricerca spirituale e psicoterapia si aiutano a vicenda, come hai ben sottolineato tu. Se ci mettessimo alla ricerca di ciò che dà speranza e significato all’immenso dono della vita e che ci richiama, nelle sofferenze – anche le più ingiuste e atroci – a non mollare mai l’obiettivo dell’evoluzione personale e familiare, beh allora, termini laici o termini spirituali che siano, parliamo tutti della stessa cosa a cui tutti siamo protesi: la ricerca di senso, di realizzazione e di felicità vera e piena! Ovviamente, prima che qualcuno (consacrato o laico, credente o ateo) si stracci le vesti di dosso, non cogliendo l’aspetto “collaborativo” della psicologia nella vita di fede, avverto che nessuno psicologo non può che aprire una porta eventuale sulle possibilità di sviluppo spirituale e non desidera in alcun modo suggerire una religione o tanto meno tracciare una via mettendosi al posto di un profeta, di un prete cattolico, di un monaco buddista o di un imam musulmano. Tuttavia, nessuno psicologo può esimersi dal descrivere e indicare questa realtà interiore impressa profondamente nel cuore di ogni uomo e che nessuna scienza è riuscita ad inquadrare: l’interrogativo sull’origine della vita e la ricerca dell’infinito. E’ una realtà interiore che possiamo sotterrare o far emergere, ma c’è.

Quindi sei partito dalla ricerca del silenzio mentale e sei arrivato a trovare l’infinito, ma per chi non crede il tuo libro è ugualmente utile?

Chi non crede, da un punto di vista psicoterapeutico, mangia solo “metà della torta”: la porzione della pace interiore, della conoscenza del proprio pensare e della capacità di gestire l’ansia e i momenti difficili… che non è poco! Emerge però in maniera sempre più evidente, dalla ricerca psicologica e sociologica, che chi prova a incamminarsi in un percorso spirituale gode di maggiori risorse interiori, quindi sebbene non sia facile, vale sempre la pena “scommettere” su Dio, per dirla con Pascal. Tuttavia, in tutto il libro si parla solo in pochissimi paragrafi della meditazione come pratica storicamente nata nei millenni di vita spirituale dell’uomo, il resto è tutta tecnica psicologica protesa alla soluzione di disagi emotivi, paure, fobie, ansia, tristezza e depressione.


Due mesi di costante e fiduciosa disciplina quotidiana hanno creato, nella mia vita ed in quella dei pazienti a cui ho proposto il percorso, un nuovo abito mentale che ha cambiato il rapporto col pensiero, facendomi rendere conto di quanto fosse questo rapporto a renderci fusi con esso, a renderci schiavi di convinzioni, ansie, nostalgie, rabbie e paure. La sensazione di chi pratica mindfulness è quella di aver ripreso il comando e di poter finalmente reindirizzare la propria vita verso scelte consapevoli. Il pensiero, che si riduce e diventa contemporaneamente più saggio, fa sprigionare tante energie precedentemente dissipate da un pensare eccessivo che generava ansia e confusione. In questa intervista poi, l’amico e collega Ennio Preziosi mi ha confermato come l’approdo a spazi di silenzio mentale aprano le porte ad una connessione con l’infinito, con l’assoluto, con Dio, inaugurando o illuminando un cammino che rinnova e conduce ad ampi orizzonti. Con gli otto esercizi settimanali, con più di trenta schede fatte di test psicologici, riflessioni, diari dei pensieri e delle emozioni e con una dettagliata bibliografia che vanta contributi in numerose aree della psicologia e della medicina, il manuale di Ennio Preziosi è un dono che non è possibile non accogliere, proprio perché ci insegna ad accogliere radicalmente il dono del presente e della vita tutta intera, con l’amaro e col dolce, con piacere e col dolore, senza mai fermarci nelle gabbie della mente. La pagina Facebook del libro è “corsodimeditazione”.

Buona Meditazione ed un grazie di cuore ad Ennio Preziosi.

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